Yes I did it!
This is not the usual technical post that I generally write. Instead it is a post dedicated to my dear friend Nicola Gaeta, who has written a book about his passion (which is also my passion), the music. The book is called
Una preghiera tra due bicchieri di gin, il jazz italiano si racconta published by Caratteri Mobili. It’s a very good book and very particular, it has not the classic narrative style but is a passionate collection of interviews conducted by Nicola to the greatest exponents of the Italian jazz about ambitious and very interesting topics, to which is not easy to answer. The question that has remained impressed to me is ‘What is jazz?’ Friend, if you have to ask it, you’ll never know it (Louis Armstrong)” It’s an instinctive book written by a music passionate that plays anything in everyday work (like me too), it’s the book of a dear friend of mine who reminds me the happy times when I was back in high school (many years ago), and very often I avoid studying to listen to his not-to-missing musical broadcasts on a local radio. Enjoy your passion, Nicola. |
an amazing talent….never will be anyone to come near… i miss you Janis
In questi giorni di vacanze forzate a casa per via di qualche ‘problemuccio’ di salute (per fortuna é passato tutto :)) ho riassaporato 2 tra le mie passioni più grandi: la musica e la lettura. Ho letto altri libri nel frattempo usciti della saga di Carlos Castaneda, scrittore e antropologo peruviano scomparso da qualche anno, e delle sue esperienze con don Juan, un indios Yaqui del Messico. Si tratta di una delle storie più affascinanti che abbia mai letto circa culture e filosofie completamente diverse dalla nostra, che mettono in risalto quanto i nostri sogni, le nostre ansie, paure, il ns. egocentrismo siano nulla di fronte all’immensità che ci circonda. E’ una lunghissima storia che tenta di dare un significato a ciò che la scienza, la ns. cultura, religione cataloga da sempre come ‘inspiegabile’. Il blues è l’altra mia passione, parlo di quella musica nata nei pressi del delta del Mississipi river per opera di gente di colore, molto povera, che lavorava nelle piantagioni della zona, e che attraverso la musica blues esprimeva le ansie, il disagio, le sofferenze di una vita fatta di stenti, ma anche le proprie gioie fugaci, i sentimenti, i sogni, la speranza che un giorno le loro condizioni di vita potessero essere migliori. Tra gli esponenti di spicco del blues di quella zona d’America e tra i miei bluesman preferiti in assoluto menziono Muddy Waters e John Lee Hooker, due artisti il cui connubio voce-chitarra elettrica è di quelli che fanno venire la pelle d’oca a chi li ascolta.
P.S. Scrivo questo post mentre sono in ferie, quindi senza PC (volutamente) e naturalmente senza connessione a lnternet. Ma già mi mancano i blogs, quindi sto usando le note del mio cellulare per poi sincronizzare!! 🙂
So, damn right i’ve got the blues, from my head down to my shoes (B.G.)