In questi giorni di vacanze forzate a casa per via di qualche ‘problemuccio’ di salute (per fortuna é passato tutto :)) ho riassaporato 2 tra le mie passioni più grandi: la musica e la lettura. Ho letto altri libri nel frattempo usciti della saga di Carlos Castaneda, scrittore e antropologo peruviano scomparso da qualche anno, e delle sue esperienze con don Juan, un indios Yaqui del Messico. Si tratta di una delle storie più affascinanti che abbia mai letto circa culture e filosofie completamente diverse dalla nostra, che mettono in risalto quanto i nostri sogni, le nostre ansie, paure, il ns. egocentrismo siano nulla di fronte all’immensità che ci circonda. E’ una lunghissima storia che tenta di dare un significato a ciò che la scienza, la ns. cultura, religione cataloga da sempre come ‘inspiegabile’. Il blues è l’altra mia passione, parlo di quella musica nata nei pressi del delta del Mississipi river per opera di gente di colore, molto povera, che lavorava nelle piantagioni della zona, e che attraverso la musica blues esprimeva le ansie, il disagio, le sofferenze di una vita fatta di stenti, ma anche le proprie gioie fugaci, i sentimenti, i sogni, la speranza che un giorno le loro condizioni di vita potessero essere migliori. Tra gli esponenti di spicco del blues di quella zona d’America e tra i miei bluesman preferiti in assoluto menziono Muddy Waters e John Lee Hooker, due artisti il cui connubio voce-chitarra elettrica è di quelli che fanno venire la pelle d’oca a chi li ascolta.
P.S. Scrivo questo post mentre sono in ferie, quindi senza PC (volutamente) e naturalmente senza connessione a lnternet. Ma già mi mancano i blogs, quindi sto usando le note del mio cellulare per poi sincronizzare!! 🙂
So, damn right i’ve got the blues, from my head down to my shoes (B.G.)